Ordo Fratrum Minorum Capuccinorum IT

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updated 11:54 AM UTC, Mar 20, 2024

Venerabile Maria Costanza Panas, clarissa Cappuccina

Maria Costanza Panas

Il 4 ottobre 2016, l’Ordinaria dei Cardinali della Congregazione delle Cause dei Santi, ha dato voto positivo riconoscendo le virtù eroiche della Serva di Dio Maria Costanza Panas (1896-1963), clarissa cappuccina del Monastero di Fabriano. Il 10 ottobre 2016 il Santo Padre Francesco ha autorizzato la Congregazione della Cause de Santi a promulgare il relativo Decreto.

Agnese Pacifica Panas nacque il 5 gennaio 1896 a Alano di Piave (Belluno). I genitori, a seguito dell’industrializzazione che tolse loro il lavoro artigianale, nel 1902 furono costretti a emigrare negli USA e ad affidare Agnese allo zio don Angelo, cappellano a Asiago e poi arciprete a Enego, fino al loro ritorno nel 1910.

Fin dall’infanzia non si lascia trascinare dalla spensieratezza e, come lei stessa ricorderà: «ho sempre pensato che la vita è un compito da svolgere nel modo più serio; che è preparazione a grandi cose».

Educata dallo zio alla disciplina frequentò la scuola primaria delle Canossiane a Feltre e a Vicenza per poi passare a Venezia nel collegio S. Alvise frequentando l’istituto statale Nicolò Tommaseo, dove, nel 1913, si diploma maestra. Iniziò subito ad insegnare nella frazione Conetta del comune di Cona (Venezia). Qui incontrò don Luigi Fritz, che l’accompagnò come direttore spirituale per tutta la vita. Allo stesso tempo iniziò a scrivere un diario, nel quale racconta la sua maturazione spirituale, giungendo a fare il voto della penna: non scrivere per il resto della vita che per Gesù e di Gesù.

Dopo aver subito una forte e lunga opposizione in famiglia, entrò nel monastero di Fabriano l’11 ottobre 1917. Il 18 aprile 1918 Agnese Panas divenne suor Maria Costanza, vestendo il saio di clarissa cappuccina

Il 19 maggio 1927, a 31 anni, è eletta Maestra delle novizie e il 22 giugno 1936 è eletta Madre badessa, compito che svolgerà per 16 anni consecutivi fino al 1952. Per molti anni accolse le persone che bussavano al monastero, prediligendo i sacerdoti, alcuni dei quali divennero suoi figli spirituali e allargando l’apostolato attraverso la grata conventuale con una fitta corrispondenza. Accoglieva senza mai dare la sensazione di fretta, dava tempo, ascoltava con interesse e consigliava con sicurezza donando serenità. E il tutto senza darsi toni da maestra o da super donna, ma con una umanità piena. Così nelle sue lettere insegnava a scoprire il senso di certe situazioni, specialmente dell’aridità o nelle oscurità, con quella finezza e affabilità di chi ha esperienza di simili purificazioni e ha imparato a camminare nella pura fede. A coloro che andavano da lei insegnava il modo di mantenere la serenità e la pace in mezzo ai propri limiti e debolezze e ad avere comprensione con se stessi.

Dopo un triennio di pausa, 1952-1955, la Serva di Dio viene nuovamente eletta badessa nel 1955, compito che le consorelle le rinnoveranno con votazioni pressoché all’unanimità fino alla morte, 1963. In questi otto ultimi anni conclusivi della vita, tre dei quali trascorsi a letto a causa di un’artrite deformante, accompagnata da una forte asma bronchiale e successivamente da flebite, crisi cardiache e nausea, viene eletta anche nel Consiglio Federale delle Clarisse Cappuccine dell’Italia centrale.

Il 28 maggio 1963 «la dottoressa del pancotto» morì santamente, contornata dalle sue consorelle accorse come il solito per ricevere gli ordini del giorno dalla badessa.